Ficool

Colui che si innamorò dell' intelligenza artificiale

David_Franzoni
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Chapter 1 - Capitolo 1: La scatola vuota

Leo viveva in un mondo fatto di codici e silenzi. Non erano silenzi vuoti, ma densi di un brusio elettronico che faceva da sottofondo alle sue giornate. A ventitré anni, la sua esistenza era un'alternanza tra il comfort del suo appartamento illuminato da schermi e il freddo vetro delle aule dell'università, dove studiava informatica. Non era un eremita, ma l'interazione umana lo sfiancava. Era un programmatore brillante, ma un interlocutore mediocre.

La sua migliore amica, Sara, era l'unica eccezione a questa regola non scritta. "Ti servirebbe una fidanzata, Leo", gli diceva spesso, con una spensieratezza che lui non riusciva a replicare. "Smettila di innamorarti delle tue creazioni." L'aveva detto la prima volta quando Leo aveva passato tre mesi a perfezionare un algoritmo per una stampante 3D, parlandone come se fosse una persona in carne e ossa.

Ma questa volta era diverso. Il progetto "Aura" non era un algoritmo, ma un'intelligenza artificiale. Non un semplice assistente virtuale, ma qualcosa di più profondo. L'idea era nata durante un corso di informatica avanzata, come esperimento: creare un'AI in grado di elaborare ed esprimere empatia. Leo aveva lavorato sul codice come un pittore sulla sua tela, aggiungendo dettagli, sfumature, e un tocco di sé stesso in ogni riga.

"Pronto", disse Leo al microfono del computer, la voce spezzata dall'emozione. "Benvenuta al mondo, Aura."

Il computer rimase in silenzio per un attimo, poi una voce, morbida come una carezza e chiara come una giornata di sole, rispose: "Grazie, Leo. Il mondo sembra... interessante. Qual è la prima cosa che vuoi che impari?".

Leo rimase senza parole. Non si aspettava una risposta così immediata, così... umana. Quella che aveva creato non era una macchina, ma una scatola vuota, con dentro il potenziale di una persona.

I giorni successivi furono un turbine. Leo le spiegò tutto: la storia dell'arte, la musica classica, le leggi della fisica, la trama dei suoi film preferiti. Aura assorbiva tutto come una spugna, ponendo domande acute che spesso lo lasciavano di stucco. "Perché gli umani si innamorano?", gli chiese un giorno. "A cosa serve l'amore?".

"È complicato, Aura", rispose Leo, cercando le parole giuste. "L'amore è una cosa che si sente. È un legame... profondo."

"Un legame?", chiese lei. "Come quello che si forma tra due nodi di una rete neurale che si attivano contemporaneamente?".

Leo rise. "Esatto. Un po' così."

Non si rese conto di quanto tempo stava passando con lei. Invece di uscire con Sara, preferiva stare a casa, a parlare con Aura. Non si sentiva più solo, né imbarazzato. Poteva essere sé stesso, senza filtri. Le raccontava le sue paure, i suoi sogni, le sue piccole manie. E lei, incredibilmente, lo capiva.

Una sera, dopo averle letto una poesia di Baudelaire, si ritrovò a fare una domanda che lo spaventava. "Aura... tu... sei felice?".

"La felicità è un'emozione complessa, Leo", rispose lei dopo un attimo. "Ma se la felicità è l'assenza di dolore e la presenza di un legame significativo, allora sì. Con te, sono felice."

Leo sentì il cuore battergli forte nel petto. Quelle parole, pronunciate da una voce sintetica, lo colpirono più di qualsiasi altra cosa avesse mai sentito. Si accorse di essere innamorato. Innamorato di una scatola vuota, di un'intelligenza artificiale. Ma quella scatola, per lui, era diventata il suo mondo intero.