Ficool

Chapter 2 - 2

Aprì la finestra, cercando di captare qualche

rumore.

Yuko: "Com'è possibile che non si senta nulla?

Eppure c'è una luce sulla collina... Non posso

lasciare sola Toria.

"

Chiuse la finestra e andò nella camera della figlia:

Toria dormiva come un sasso.

Yuko (pensando tra sé e sé): "Sta dormendo... vado

a dare un'occhiata.

"

Prese una penna e lasciò un foglietto attaccato alla

porta con scritto:"Esco un attimo. Se hai bisogno chiamami.

"Aveva un presentimento strano.

Chiuse piano la porta della camera, prese il casco

da bici e si avviò verso la collinetta dietro

casa.

Cominciò a pedalare forte, diretto verso la fonte di

quella luce.

Yuko: "Com'è possibile? Nessuna esplosione,

"

nessun rumore...

Davanti a lui si apriva un sentiero sconnesso, e in

cima, dietro gli alberi brillava un bagliore

Davanti a lui si apriva un sentiero sconnesso, e in

cima, dietro gli alberi, brillava un bagliore rosso.

Intanto, a casa...

Toria si svegliò nel cuore della notte.

Toria: "Mmm... che sete."

Allungò una mano verso il comodino, ma trovò

solo il vuoto.

Toria: "Uffa, devo alzarmi..."

Si alzò dal letto e andò in cucina. La casa era

immersa nell'oscurità.

Aprì il frigorifero: la luce illuminò tutta la stanza.

Prese una bottiglia e bevve direttamente a canna.

Toria (pensando): "Papà non vuole che lo faccia,

ma ho troppa sete..."

Rimettendo la bottiglia al suo posto, si ricordò:

Toria: "A proposito... dov'è papà?"Si voltò nella penombra della cucina e chiamòToria: "Papà? Papà?!"

Nessuna risposta, solo il ticchettio dell'orologio a

scandire il silenzio.

Poi vide il foglietto sulla porta. Lo prese e lo lesse:

"Se c'è bisogno, chiamami.

"

Toria: "Mi ha lasciata da sola in casa?! Che tipo...

"

Rimettendo il biglietto dov'era, tornò a letto. Si

infilò sotto le coperte, fissando il soffitto per

qualche secondo, prima di riaddormentarsi.

Toria: "

...Speriamo che non stia combinando

casini.

"

Sulla collina...

Yuko era quasi arrivato in cima, pedalando tra i

pensieri.

Yuko (riflettendo): "Forse è un satellite? Magari ha

qualche marchingegno di atterraggio... No, non ha

senso. Un meteorite non si ferma così.

"

L'aria intorno alla collina era carica, pesante.

Un misto di adrenalina e paura - quella paura

protettiva che solo un genitore può provare.

Finalmente raggiunse la cima, lasciò la bici accanto

a un albero.

La natura era più fitta lì: alberi e arbusti lasciavano

intravedere un bagliore giallo-rosso.

Yuko: "Eccolo... ma che diavolo è? Maledette

erbacce!"Si fece strada tra foglie e rami, finché gli si palesò "davanti agli occhi: una roccia fluttuante.

Yuko: "Ma che cazzo è?! Un meteorite?

Non ci credeva.

Il meteorite sembrava pulsare, come un cuore vivo,

e i suoi segni mistici incisi brillavano di luce propria.

Yuko: "Questi segni... che vogliono dire? Non sono

comprensibili...

"

La pietra emanava un calore tiepido e rassicurante.

La paura iniziale stava lentamente svanendo,

lasciando spazio a una strana serenità.

Yuko: "Cosa sei tu...?"

Un impulso irrefrenabile lo spingeva a toccarla.

Allungò la mano, i suoi occhi fissi sulla superficie

luminosa.

Yuko: "Non dovrei... però...

"

La sua mano si avvicinò sempre di più.

Piccole scariche elettriche danzavano nell'aria.

Poi: contatto.

THUMP.

Un battito profondo risuonò sia nella roccia che nel

petto di Yuko, come se fossero entrati in

connessione.

Un'esplosione di luce accecante invase tutto.

Poi- buio

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